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Perché praticare Arti Marziali nel 21° secolo
Perché praticare Arti Marziali?
C’è da chiedersi a volte, in un mondo dove la maggior parte dei paesi hanno delle forze dell’ordine che ne regolano la sicurezza, dove le guerre sono sempre più tecnologiche e combattute da soldati di professioni, dove lo scontro ed il duello sono fuorilegge e dove al contempo c’è sempre più facile accesso alla compravendita di armi da fuoco, se possa avere davvero senso praticare un’arte marziale e, in caso, quale sia questo senso.
Eppure nel 21° secolo, nonostante raramente vengano utilizzate per il loro scopo originale, le arti marziali sono praticate da un ampio gruppo di persone che trovano un significato profondo nella loro pratica, un significato che come vedremo va oltre il semplice imparare a combattere e che certamente le rende oggi più che mai un mezzo di sviluppo non solo per il guerriero, ma anche per l’essere umano.
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Chiediamoci: stiamo davvero praticando un’arte marziale?
La prima domanda da porsi per trovare il senso di praticare un’arte marziale è innanzitutto se quella che stiamo praticando sia davvero un’arte marziale. Oggi viviamo infatti in un momento di ignoranza culturale-marziale, ormai tramandata e consolidata da oltre un secolo, che ha spesso portato arti marziali un tempo valide ad essere praticate e tramandate spogliandole del loro spirito ed efficacia originali.
Non è raro vedere praticanti di arti marziali portare avanti tecniche e applicazioni che non potrebbero funzionare in una situazione reale e che certamente non porterebbero la loro scuola a sopravvivere se dovesse confrontarsi con la dura realtà del combattimento reale. Unico motivo per cui queste scuole oggi sopravvivono e, ahimè, in alcuni casi prosperano è proprio il fatto che oggi lo scontro a mani nude o con armi bianco si è fatto sempre più raro, almeno nei paesi più industrializzati.
È questa purtroppo la realtà che sta colpendo in particolare quelle arti marziali che si definiscono stili tradizionali, ma che in realtà si fanno scudo con questa definizione, nascondendosi dietro un ideale di “tradizione” per giustificare il loro approccio, fatto di verità puramente teoriche, tecniche inefficaci ed una scarsa preparazione fisica dei praticanti.
Una vera e propria involuzione questa, che è toccata a campi differenti, dall’educazione alla filosofia e religione, come alla stessa vita sociale, da Oriente a Occidente, dal passato al presente, e non ha certo risparmiato le nostre amate arti marziali.
Tutto è iniziato diversi secoli fa, quando l’arte marziale ha avviato un processo di alienazione dalle tecniche militari, quando l’abilità ha ceduto il posto all’estetica, la pratica reale all’idealizzazione del movimento, la competenza alla mediocrità, dove i concetti e le teorie marziali più rilevanti furono persi in un mare di credenze impeccabilmente false.
Il primo passo da fare dunque per trovare il senso di praticare un’arte marziale nel 21° secolo, è assicurarsi di praticare a tutti gli effetti un’arte marziale.
Come distinguere una vera arte marziale: il primo giorno
Tuttavia le vere arti marziali tradizionali non sono rare come si potrebbe pensare, esistono ancora e vengono ancora tramandate secondo la tradizione, pur evolvendosi e adattandosi ai tempi moderni.
Ma che cosa le distingue allora dalla loro versione “non marziale”?
La risposta più chiara a questa domanda l’ho avuta nel mio primo giorno di Pukulan Pentjak Silat Bukti Negara.
Quando iniziai a praticare questa arte marziale, mi fu mostrato un movimento estrapolato da una piccola forma, un Jurus, e mi fu detto che “un principio forma 100 tecniche, ma 100 tecniche non formano neanche un principio!!!”
I principi, questa è la risposta. Un’arte marziale tradizionale non si limita ad insegnare tecniche, movimenti di base, attacchi e via dicendo, senza prima aver approfondito i principi che si nascondono dietro quelle tecniche. Senza i principi che le guidano le tecniche saranno vuote e, soprattutto, inapplicabili. Ma conoscendo principi sapremo applicare ogni tecnica!
Dopo anni di studio, allenamenti e insegnamento, ad oggi non ho dubbi, ciò che porta maggiormente vantaggi in quanto risultati pratici è la logica dei Principi, connessi all’applicazione pratica di questi ultimi!
L’arte marziale per il guerriero e per l’essere umano
Tornando quindi al tema principale di questo articolo, posto che ci siamo assicurati di praticare davvero un’arte marziale, perchè dovremmo farlo?
Perchè apprendere principi e tecniche se raramente ci troveremo a doverli applicare in combattimento?
Perché passare ore in allenamenti estenuanti per forgiare un corpo da guerriero se oggi non serve?
Perchè praticare un’arte marziale vuol dire molto di più che imparare a combattere. e
Questa grande verità viene spesso ignorata dal neofita o dal principiante, ma quando si inizia un percorso marziale serio allora ci si rende conto che la parte marziale è un mezzo per un fine più grande, che lo scopo del guerriero non è combattere ma essere pronto a farlo se necessario, che i principi appresi non valgono solo per il combattimento, ma che possono essere portati con efficacia in mille altri campi o arti, come nella vita di tutti i giorni, che gli allenamenti estenuanti non forgiano solo il nostro corpo, ma il nostro spirito, rendendoci non solo guerrieri migliori ma migliori esseri umani.
Il percorso evolutivo che ognuno di noi affronta nella propria vita richiede inevitabilmente tempo, ma possiamo accelerarlo dirigendo le nostre attenzioni verso certe priorità, prima fra tutti l’abbattimento del proprio ego.
Già nell’antichità, nei luoghi in cui le discipline marziali erano vissute come un’Arte, la battaglia contro l’ego e la sua dissoluzione erano punti focali delle arti marziali. La figura del guerriero che affronta il destino senza ego è da sempre un’icona quasi mitologica, che funge da ispirazione anche per i praticanti di oggi.
L'Arte nel mondo moderno
Ricordo benissimo le emozioni del primo giorno di Arti Marziali, avevo 11 anni ed ero felicissimo. L’adrenalina di entrare a far parte di una élite, vestiti una divisa orientale che aveva un che di guerriero, e sentirsi parte di un gruppo, di una tribù.
Di essere così, in questo modo, speciali.
Per molto anni l’apparente nutrimento ancestrale che ottenevo dall’arte marziale è stato questo, cadere a terra battuti dal compagno o vincerlo sentendo così di salire un passo alla volta verso l’Olimpo, costi quel che costi, perché il mito marziale non può morire.
Oggi invece, una volta cresciuti, e aver raggiunto la maggiore età, esiste il piacere del confronto/studio/scambio con l’altro, i principi di rispetto reciproco e di apprendimento.
Ma c’è anche qualcosa di più, forse il senso di sicurezza che ti dà conoscere i tuoi mezzi, fisici e mentali, sapere che si deve affrontare tutto anche se hai paura, essere un combattente che conosce la sconfitta ma non si arrende e valuta la “vittoria” con la modestia di una tappa che porta ad un obiettivo più alto.
Praticare un’arte marziale tradizionale come il Pukulan Pentjak Silat Bukti Negara è parte di un percorso di vita, che ti aiuta a vivere meglio perché ti aiuta a conoscere te stesso, difendendoti in primis da te stesso (dalle tue paure e dai blocchi dei tuoi limiti mentali), poi a difendersi efficacemente da terzi. L’opportunità di praticare ancora oggi un’arte marziale così è un qualcosa di speciale, che ha attraversato il mito e il tempo per arrivare fino ai giorni nostri.
Disse il grande Sun Tzu, storico generale della guerra cinese: “Colui che conosce se stesso e conosce il suo nemico, in cento battaglie non sarà mai in pericolo“.
Oggi, nel 21° secolo, forse più che mai, ancor più che conoscere il nostro nemico dovremmo imparare a conoscere noi stessi. Le arti marziali ci offrono allora questa opportunità, sarebbe davvero assurdo non coglierla.
Sei pronto a inizialre la tua prima lezione di Bukti Negara? Leggi questo articolo e scopri quello che ti aspetta nel tuo viaggio.
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Ottavio Tramonte
NKI Technical Board Member